Via di San Sebastianello (R. IV – Campo Marzio) (da piazza di Spagna a viale della Trinità dei Monti)
"Prese il nome da un'immagine di San Sebastiano [1] che stava dipinta in una specie di cappelletta coperta, situata alla sinistra di chi sale da questa strada, per recarsi al monte Pincio". (Rufini - 1847).
Scomparsa l’immagine di San Sebastiano, la cappelletta è stata sostituita da un’edicola della vergine [2] posta sul muraglione che fiancheggia la rampa che porta al Pincio. Un tempo, l’ambasciata di Francia aveva la manutenzione di questo tratto perché, la via era proprietà della nazione francese, allo stesso titolo della Piazza Trinità dei Monti.
Allora non esisteva l’attuale gradinata, che dalla via sale alla Trinità dei Monti, ma si ascendeva per una semplice cordonata, che, nonostante una radicale riparazione operata nel 1775, doveva nel 1798 essere assolutamente impervia, se nell’indicazione era detta: "sito che serviva da caprareccia".
Nella strada, alberghi notevoli che, secondo i contemporanei, non praticavano prezzi troppo modesti giacché, verso la metà dell’800, facevano spendere, per due persone, in quattro giorni e cinque notti, scudi 3,50 al giorno per le camere e 1,20 per la colazione, due per il pranzo, 20 baiocchi per due caffè, 50 per un thè e 15 per una porzione di Crema, più mezzo scudo per l’illuminazione e cioè circa 7 scudi al giorno.
Gli alberghi che fiancheggiavano la via s’iniziavano con quello di Londra, che fu chiamato Prince e fu chiuso nel 1931, quando la Barclays Bank lo trasformò per la sua sede. Seguiva altra locanda e poi il monastero, ch’è sempre delle suore inglesi chiamate le "povere ancelle della Madre di Dio" che hanno, nella loro chiesina dedicata a S. Giorgio, un altare donato dal principe Torlonia, altare che appartenne alla distrutta chiesa di Santa Teresa, presso le Quattro Fontane , eretta nel secolo XVII da Caterina Cesi della Rovere, e abbattuta per la costruzione delle Ministero delle Finanze.
Altre locande, oggi demolite, hanno fatto posto ad altri fabbricati, fra i quali quello dei Fratelli delle Scuole Cristiane che, dal loro collegio in piazza Poli, si installarono qui in San Sebastianello e il collegio di S. Giuseppe (il De Merode), forse nel 1851. Anche la procura Domenicana vi ebbe la sua residenza e una piccola chiesa intitolata a San Sebastiano. I Padri Resurrezionisti di Polonia hanno qui la loro casa ed una chiesina, costruita nel 1889, sopra un’antica sala romana, con la volta ornata di musaici, e tracce di pitture nelle pareti.
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[1] La salita, chiamata oggi “salita di San Sebastianello”, nel XVI secolo, era parte della via della “Croce della Santissima Trinità” che da Largo San Carlo al Corso portava alla Trinità dei Monti. Il nome le derivava da una Croce posta, su via del Corso all’imbocco della via che ancora oggi è detta via della Croce o dal dipinto di una Croce posto al n. 35 della via. La salita fu allargata, nel 1564, dal cardinale Giovanni Ricci (1497-1574) per permettere la costruzione della villa (poi villa Medici – vedi piazza della Trinità dei Monti – Campo Marzio) che aveva fatto erigere sulle rovine di quella di Petronio Probo, e per permettere, poi, alle carrozze di raggiungerla. La Salita si biforca all’altezza dell’edicola vuota, che si trova ancora alla fine del primo tratto in salita, per arrivare, sulla sinistra, alla villa Medici ed a destra, sistemata oggi a gradini, davanti alla chiesa della Trinità dei Monti. Quest’ultimo tratto era descritto come “sito che serviva da caprareccia” e che pure era il modo più facile per raggiungere la chiesa prima che, tra il 1723 e il 1726, fosse costruita la scalinata monumentale che la raggiunge da piazza di Spagna.
[2] L’origine dell’edicola è controversa. La si crede della scuola del Sansovino in periodo rinascimentale o come copia posta in essere da un volenteroso antiquario dei dintorni.
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